In “Ti ho vista ieri”, si aprono uno dopo l’altro i sipari che la cantautrice e scrittrice siciliana disegna con la voce raccontando il tempo avvincente di un’infanzia dai contorni magici e misteriosi. Il pubblico è da subito coinvolto in una sorta di viaggio di formazione, attraverso una visione lucidamente attonita del reale che tiene per mano lo spettatore in un’ora e mezza di performance a più registri espressivi: dai trasognati toni fanciulleschi alla dimensione femminile più intima ed emozionante in cui si incontrano un pappagallo irriverente che fischia brutte parole, la figura tenera e inquietante del medium detto Nino degli spiriti, le voci dei pescatori al mercato di Catania, la mucca di plastica Carolina vinta coi punti premio Invernizzi, l’emozione di una gita a Murano “l’isola dove si forgia il vetro con il fuoco”.
“Ti ho vista ieri”, nel suo impianto da realismo magico, offre sorrisi e brividi e fin dal primo brano, a bordo di una piccola vettura gialla stracolma di bagagli che scivola giù per la penisola alla fine degli anni ’70 con aria di festa e trasgressione, prepara il pubblico a ricevere come in un’iniziazione collettiva una voce nuda e temeraria: il canto affilato che Patrizia Laquidara spinge fin dentro ai cuori con il suo ipnotico racconto in musica e parole.
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