La personalità artistica di Elisabetta prende spunto dalla vita nella sua complessa semplicità. Ciò che rende affascinante il suo percorso è guardare e ascoltare con lo stupore di un bambino, prendendo spunto da ogni forma e genere musicale. In fondo la musica non può essere settoriale, chiusa e limitata ad un solo genere ma è musica in ogni situazione, almeno prova ad esserlo. Prova ad arrivare al pubblico, che ne è il maggior fruitore, non solo un testimone del proprio ego. L’artista crea empatia, si immedesima, cerca di esprimere un sentimento comune, non badando spesso alla forma, alla dialettica, ma alla sostanza, ad un’idea semplice e diretta. “It’s impossible to rehearse the unknown” cita Herbie Hancock, cioè, è impossibile provare ciò che è sconosciuto. Le prove di un live, sono un canovaccio, una direzione della forma, ma ciò che si suonerà in quel momento, in quella situazione, con quel pubblico, è unico ed irripetibile.
I progetti di Elisabetta sono molteplici. Dal trio con il batterista Leonardo De Lorenzo e il contrabbassista Marco de Tilla, fedeli compagni di viaggio. Con il trombettista Fulvio Sigurtà, un virtuoso dello strumento. Con la stessa Sarah Jane Morris, spesso ospite del quartett.
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